Coronavirus e chiusura delle scuole. Devo pagare la retta per l’asilo? Se ho già pagato ho diritto ad un rimborso?
Da diversi giorni continuiamo a ricevere queste domande da parte di genitori di piccoli alunni iscritti alle Scuole dell’infanzia, ossia a quelle strutture che offrono un percorso prescolastico per i bambini tra i 6 mesi ed i 6 anni, generalmente definiti asili, e agli Asili nido, strutture educative destinate ai bambini di età compresa tra 3 mesi e i 3 anni che precedono l’ingresso alla scuola dell’infanzia, siano dette strutture pubbliche o private.
La ben nota chiusura delle scuole determinata dall’emergenza epidemiologica causata dal Covid19, ha portato alla sospensione ex lege di tutte le attività scolastiche per le scuole di ogni ordine, pubbliche e private, compresi gli asili nido e le scuole dell’infanzia.
La problematica immediata che conseguentemente si pone per i genitori e i responsabili dei bambini è che cosa fare con le rette da pagare e con quelle già pagate con le scuole chiuse fino a data da destinarsi e le risorse economiche familiari che scarseggiano o che sono già finite per molti?
Molti degli Istituti privati, noncuranti delle oggettive difficoltà economiche che la stragrande maggioranza delle famiglie stanno affrontando in questi giorni, continuano a pretendere il pagamento delle spettanze contrattualmente o statutariamente stabilite per intero, come se nulla fosse successo, e come se le scuole e gli asili continuassero regolarmente ad offrire i propri servizi.
Dal canto loro gli Istituti fanno leva sul fatto che le spese da sostenere per la gestione delle scuole devono continuare ad essere pagate (bollette per le varie utenze, pagamento dei salari del personale scolastico etc.) nonostante la forzata chiusura, e che in ogni caso non si tratta di un “disservizio” imputabile all’Istituto. Tali motivazioni appaiono alquanto discutibili (a scuole chiuse le bollette per il consumo di energia elettrica o gas saranno drasticamente ridotte, per il personale di servizio quali gli insegnanti, gli Istituti potranno avvalersi delle agevolazioni già legislativamente previste quali la cassa integrazione in deroga etc..), è comunque innegabile il grave disagio anche delle scuole per l’intera imprevista problematica venutasi a creare.
Da più parti è stato richiesto l’intervento del Governo che tuttora latita. Sul punto si è espressa recentemente la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina che, proprio durante il question time del 25 marzo, ha precisato che, mentre per le scuole pubbliche le rette non vengono versate poiché il servizio non viene erogato, per le scuole private “non rientra nelle competenze del Ministero stabilire l’esenzione dal pagamento di tali rette la cui entità, come noto, è determinata dalla singola istituzione scolastica”.
In assenza di specifici provvedimenti da parte del Governo, sicuramente auspicabili stante il dilagare dei contenziosi in materia, non possiamo che cercare la soluzione agli anzidetti quesiti nel nostro Codice Civile, inquadrando la fattispecie in esame nell’ambito di un contratto a prestazioni corrispettive; il contratto a prestazione corrispettive è quel rapporto contrattuale in cui tutte le parti coinvolte hanno l’obbligo di adempiere una specifica prestazione.
Nel caso in esame quindi, a fronte del pagamento di una retta (pagata mensilmente o in unica soluzione annuale) da parte del genitore del bambino, l’Istituto (che sia scuola per l’infanzia o asilo nido), pubblico o privato, si impegna a svolgere una determinata attività, nello specifico quella in primis di tenere i bambini presso la struttura, garantendo uno specifico percorso formativo.
E’ quindi innegabile nel nostro caso l’inadempimento di una parte del rapporto contrattuale (l’Istituto) pur se per impossibilità sopravvenuta, nei confronti dell’altra (genitore del piccolo alunno).
Considerazioni diverse andranno fatte ad esempio per le scuole primarie (generalmente conosciute come scuole elementari), dove nonostante l’interruzione della cosiddetta didattica frontale (o “in presenza”) per chiusura degli Istituti scolastici, è teoricamente possibile una formazione a distanza, il contatto con allievi e l’assegnazione di compiti a casa sfruttando gli strumenti telematici. In tal caso le prestazioni offerte dagli Istituti scolastici non sarebbero interrotte, ma proseguirebbero in modalità diverse, tali da giustificare senza dubbio la richiesta del pagamento della retta, per intero o ridotta.
Una qualsivoglia forma di formazione a distanza appare però oggettivamente impossibile per neonati o bambini con età inferiore ai 6 anni!
Alla luce della analisi della normativa di riferimento, e delle considerazioni di cui sopra, sussistono pochi dubbi interpretativi; la risposta al quesito “ le rette scolastiche per gli asili vanno pagate?” è semplice ed univoca: se il servizio non è erogato, anche se non per colpa della scuola, nessun corrispettivo economico è dovuto, per tutta la durata della chiusura.
Dispone infatti l’art. 1460 del Codice Civile che, nei contratti con prestazioni corrispettive, ciascuno dei contraenti può rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione (leggasi: pagamento della retta) se l’altro non adempie, facendo leva sulla cosiddetta “ Exceptio non adimpleti contractus”, ossia l’eccezione di inadempimento.
I genitori che hanno già corrisposto importi a titolo di retta ai diversi Istituti, avrebbero diritto ad ottenere il rimborso di quanto versato. Per essere precisi e a voler considerare anche le ragioni degli Istituti scolastici, il Provvedimento governativo (DPCM 4 MARZO 2020), ha disposto la chiusura di tutte le scuole dal giorno di giovedì 5 marzo 2020. Gli Istituti hanno, pertanto, regolarmente fornito i propri servizi nelle giornate del 2, 3 e 4 marzo 2020, giornate che dovrebbero essere regolarmente pagate; ciò considerato, si ritiene quindi che per quanto riguarda il mese di marzo, debba essere riparametrato e ricalcolato l’importo delle rette e pagare i tre giorni di effettiva frequenza. Per tutta la durata della chiusura forzata, in ossequio alla nostra normativa vigente, nessun importo dovrebbe essere corrisposto, fino alla regolare riapertura delle scuole.
Il consiglio comunque, nell’incertezza generale, con le disastrose conseguenze economiche che stanno colpendo tutti, più o meno indistintamente, è di venirsi incontro, parlare con i responsabili dei vari Istituti scolastici del caso e concordare magari una retta scolastica ribassata per tutto il periodo di emergenza, che possa venire incontro alle rispettive esigenze e necessità!
Avv. Luca Ruggeri